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L'Opera

Conservato a Palazzo Barberini, il Narciso è uno dei quattro capolavori del Merisi contenuti nella collezione, assieme a Giuditta e Oloferne (1599), al San Giovanni Battista (1604-’06) e al San Francesco in meditazione (1605), quest’ultimo della Galleria Corsini. Nessun artista era riuscito a tradurre in pittura il mito di Ovidio del Narciso come Caravaggio si accinse a fare allo scadere del Cinquecento. La versione che ne dà l’autore si distingue per l’insolito schema compositivo concepito quasi come una carta da gioco: la parte inferiore è speculare a quella superiore come se il pittore avesse ribaltato di 180 gradi la metà superiore della tela per ottenere la figura riflessa. Un’impaginazione congeniale alla storia del giovane cacciatore, che si innamora della propria immagine rispecchiata nell’acqua.

La trovata del ginocchio nudo fa da centro di attrazione visiva e l’ampia manica a sbuffo accompagna lo sguardo verso la mano immersa nell’acqua nel tentativo di abbracciare quella forma ingannevole dell’immagine di sé. La bocca è dischiusa: è l’apice dello struggimento di Narciso che, resosi conto della natura paradossale del suo sentimento, si lascia morire sulla riva di quella stessa fonte.

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Progetto Scientifico

A cura di Giovanni Morale, vicedirettore Gallerie d’Italia di Milano

Il Mito greco di Narciso, che si innamora della propria immagine, ha sedotto nei secoli non solo l’arte e la letteratura, ma anche è stato oggetto di numerose osservazioni sociologiche ed antropologiche fino ad approdare alla moderna psicologia. L’Homo Oecomonicus è diventato, complice l’individualismo borghese, un narcisista perseguitato dall’ansia e non dalla colpa. L’uomo contemporaneo non cerca di imporre le proprie certezze, ma nella ricerca della sua felicità, mette in dubbio la realtà della sua stessa esistenza. Narciso è anche colui che trova nei social media uno specchio su cui riflettersi, mostrando non quello che è ma quello che vuole essere. In questo complesso mondo di rimandi che interessano diverse discipline e mostrano una caleidoscopica varietà di letture dell’antico mito la mostra si presenta la visione di Michelangelo Merisi da Caravaggio (Milano 1571 – Porto Ercole 1610). L’autore del primo Barocco si ispira al soggetto narrato dalle Metamorfosi di Ovidio (Libro III, vv. 339-510) in cui Narciso si specchia nell’acqua di un fonte, cercando invano di trovare un contatto quasi fisico con il suo riflesso, innamorandosene. Partendo proprio dal capolavoro proveniente da Palazzo Barberini a Roma, la critica ha voluto leggere una riflessione sulla vita, sulla ricerca di Dio attraverso la ricerca del sé (Ama il prossimo tuo come te stesso), sul rapporto tra Uomo e Natura e sullo sdoppiamento del sé. Il dipinto è da collocarsi nel primo periodo romano, tra il 1597 e 1599, in cui il pittore lombardo ha soggiornato presso la residenza di Francesco Maria Del Monte. Il realismo dell’immagine rimanda alla pittura lombarda, soprattutto bresciana e a quei pittori cinquecenteschi definiti da Roberto Longhi “I Pittori della Realtà”.

Il progetto intende approfondire in particolare alcuni aspetti:

• Il Narciso e il narcisismo: riflessioni sul tema psicologico, partendo all’immagine, soprattutto rivolto alle scolaresche e ai gruppi di giovani;
• La fortuna iconografica del tema, partendo dall’antichità, passando per Canova fino a giungere alla contemporaneità fino alla fotografia;

L’occasione di poter ammirare il Narciso di Caravaggio in Brianza offre anche il pretesto per approfondire alcuni dei capolavori del grande genio dell’arte e una preziosa occasione di riflessione sulla sua poetica.

Il Catalogo

Disponibile il catalogo a carattere scientifico di 95 pagine dell’opera, con un’importante corredo iconografico e riferimenti storico-artistici sul tema del narcisismo.

Presenti al suo interno contributi di studiosi ed esperti come il prof. Padre Andrea Dall’Asta con il saggio Le origini del mito e il curatore della mostra Giovanni Morale con Il mito di Narciso, tra simbolo e iconografia.

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