Villa Cusani Confalonieri – Carate Brianza (MB)
17 ottobre – 1 dicembre 2025
INGRESSO LIBERO
lunedì – domenica 9.00 – 19.00
Per accedere alla mostra, è consigliata la prenotazione, mentre nei weekend e festivi è obbligatoria per evitare lunghe attese e aver garantito l’ingresso.
I promotori
Venere, sdegnata, tolse ad Amore le sue armi, impedendogli di ferire con le sue frecce. Poi, con tono minaccioso, aggiunse: “Ti insegnerò io a disobbedire agli ordini di tua madre e a portare discredito alla mia reputazione! Non ti sarà più permesso di andare in giro a seminare l’amore tra gli uomini e gli dèi. Da ora in poi, resterai confinato qui, senza le tue armi, finché non imparerai la lezione.”
APULEIO, METAMORFOSI, Libro V, capitolo XXIII
Conservato a Villa Borghese, Venere che benda Amore è un capolavoro della tarda produzione di Tiziano, realizzato intorno al 1560-1565, in cui l’artista reinterpreta con tono enigmatico un soggetto mitologico continua a leggere…
L’Opera
Conservato a Villa Borghese, Venere che benda Amore è un capolavoro della tarda produzione di Tiziano, realizzato intorno al 1560-1565, in cui l’artista reinterpreta con tono enigmatico un soggetto mitologico. La scena mostra Venere nell’atto di bendare uno dei due Cupidi, forse per permettergli di agire alla cieca, secondo una tradizione allegorica sull’amore passionale. Due giovani ancelle, identificate talvolta come ninfe o come personificazioni del piacere e della castità, assistono alla scena tenendo arco e frecce.
Fin dalle prime menzioni, la lettura del dipinto è stata incerta, oscillando tra la punizione del figlio, un’allegoria dell’amore coniugale o, più recentemente, un momento educativo. Le indagini radiografiche hanno rivelato cambiamenti significativi, come l’eliminazione di una terza figura femminile che lascia intravedere un progetto iniziale più complesso, forse ispirato a celebri descrizioni di pitture antiche. Sullo sfondo, un paesaggio al tramonto si apre tra le figure, in un equilibrio cromatico di rosa, azzurri e rossi che lega l’atmosfera rarefatta al sentimento sospeso della scena, tipico delle ultime e più visionarie “poesie” del maestro.
Progetto Scientifico
A cura di Giovanni Morale, vicedirettore Gallerie d’Italia di Milano
Dopo la mostra ad Oggiono su Marco d’Oggiono del 2023 e quella dell’anno scorso a Merate dove oltre 43.000 persone hanno contemplato il Narciso di Caravaggio, proveniente da Palazzo Barberini, quest’anno in un’altra città della Brianza, Carate, contempleremo il Principe dei pittori, Tiziano, in uno dei suoi capolavori della maturità proveniente dalla Galleria Borghese di Roma. Il dipinto fu probabilmente acquistato da Scipione borghese del 1608 e proveniva dalla collezione del cardinale di origine cremonese Paolo Emilio Sfondrati.
Complessa la titolazione del dipinto che stato oggetto nel corso di secoli di numerose interpretazioni. Dopo un attento esame di tutte le fonti critiche, il dipinto terrà per la mostra briantea la titolazione novecentesca. La dea Venere, infatti, compare sulla sinistra della tela cinta da una corona mentre sta bendando Cupido, dio dell’Amore, mentre un amorino è appoggiato sulla sua spalla e due ancelle portano un arco e una faretra. Il soggetto mitologico con trova molti altri precedenti nell’Arte e attesta anche l’originalità del Cadorino nell’esprimersi in soggetti profani. Il dipinto ci esorta anche a sondare i temi dell’Amore, che è davvero cieco e che non riesce ad essere governato dall’Uomo, nonostante tutti gli sforzi della ragione. L’aspetto più interessante della mostra è l’opera è stata realizzata durante l’ultimo periodo di vita del Vecellio, nel 1565, quando il pittore aveva quasi ottant’anni. La sua produzione ancora sarà copiosa, morendo oltre un decennio dopo, nel 1576, ma rappresenta una fase interessante della vita dell’autore e di Venezia. Ormai Tiziano lascia, infatti, la perfezione coloristica giovanile e la sua tavolozza si fa meno variegata in cui prevalgono i marroni, i rossi, i gialli, i bianchi. Abbandona il rigore del tratto per lasciare il posto a pennellate fluide ed immediate, quasi impressionistiche. L’opera anticipa, come struttura e resa, profeticamente il primo romanticismo e ci fa gustare pienamente quanto il genio di Pieve di Cadore sia riuscito a condizionare con il suo linguaggio non solo la sua epoca ma anche quelle future. Siamo in un periodo delicato per la Serenissima ormai non c’è più il grande fasto dell’inizio del ‘500; le ricchezze, i commerci e anche la politica si sono trasferiti a nord dove si gioca un’importante battaglia tra cattolici e protestanti nel nuovo assetto mondiale. Tiziano vede che lo sfiorire della sua amata Venezia e la struggente consapevolezza della vecchiaia pare addolcisca i colori di quest’opera, che traspira anche di una certa melanconia.
Dopo aver contemplato il Caravaggio di Merate aver deciso di portare quest’opera dalla Borghese è qualcosa di enormemente profondo ed unico. Contemplare Venere che benda Amore della Borghese non solo è un’occasione per contemplare uno dei più grandi geni dell’Arte, ma anche approfondire un periodo, un’epoca ed avvenimenti storici che hanno cambiato radicalmente il volto dell’Europa.
La mostra, anche quest’anno, verrà allestita dall’arch. Dario Curatolo, e presenterà a corredo dei visitatori le tappe fondamentali della lunghissima vita di Tiziano.
Luogo Espositivo
Villa Cusani Confalonieri di Carate Brianza è un elegante esempio di residenza nobiliare lombarda, situata in posizione panoramica sulla valle del Lambro. Le sue origini risalgono al Medioevo, quando fu edificata come castello fortificato. Nel corso del XVII secolo, la nobile famiglia milanese dei Confalonieri trasformò l’antica struttura in una villa di delizia, mantenendo elementi dell’architettura originaria, come la torre nord-ovest, e aggiungendo un portico cinquecentesco con colonne doriche. La villa presenta una pianta a “U” con un corpo centrale allungato e due ali laterali asimmetriche. All’interno, si trovano ambienti con volte e solai a travatura lignea, mentre il piano interrato ospita ambienti voltati e una ghiacciaia circolare adiacente alla torre. Il parco circostante, esteso su circa 36.000 metri quadrati, comprende un giardino all’italiana con parterres di bossi, noto come “giardino del Labirinto”. All’interno del parco si trova anche l’Oratorio di Santa Maria Maddalena, edificio religioso del XV secolo non visitabile.
Attualmente, la villa è di proprietà del Comune di Carate Brianza e ospita la biblioteca civica. Il parco è aperto al pubblico, offrendo ai cittadini un luogo di storia e relax immerso nella natura.
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Contatti
Orari
lunedì - domenica
9:00 - 19:00 (orario continuato)